12 Ott

Piano nazionale sicurezza ferroviaria, 237 milioni per le interconnesse

Sicurezza ferroviaria. Sono state siglate dal Ministero dei Trasporti e dalle Regioni Puglia, Abruzzo, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Campania, Lombardia, Emilia Romagna, le convenzioni in attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Ferroviaria per interventi strutturali sulle reti interconnesse.

Le convenzioni stanziano complessivamente 237 milioni di euro, che rientrano nei 300 milioni derivanti dai 700 complessivi per i due programmi di intervento su ferrovie interconnesse e isolate di cui dispone l”intero piano nazionale. Il finanziamento attuale riguarda sette regioni delle dieci previste dal piano sulle interconnesse. Le restanti tre sono Veneto, Piemonte e Umbria con le quali verranno stipulati prossimi accordi per un totale di 17 milioni.

Questo in dettaglio il finanziamento per ognuna delle sette regioni: Emilia Romagna 50.550.000 euro, Lombardia 5.628.000, Friuli Venezia Giulia 966.000, Toscana 2.436.000 e Puglia 115.224.000.

Gli interventi dovranno garantire l’allineamento delle ferrovie ai livelli tecnologici e di sicurezza della rete nazionale, e ciò principalmente attraverso: “Sistema di protezione e controllo della Marcia del Treno (SCMT) Sistemi di Supporto Condotta (SSC); Sistemi di protezione dei passaggi a livello apparati unificati per più impianti (ACC) o più stazioni (ACCM)”.

I progetti saranno validati e poi verificati dall’Agenzia nazionale per la Sicurezza ferroviaria Ansf e dovranno compiersi in gran parte nel 2018-2019.

 

Tratto da: Quotidiano Sicurezza (http://www.quotidianosicurezza.it/normativa/leggi/piano-nazionale-sicurezza-ferroviaria-237-milioni.htm#prettyPhoto)

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12 Ott

Stress lavoro correlato, normativa, gestione

Stress lavoro correlato. Cliclavoro, portale ministeriale, ha pubblicato in questi giorni un approfondimento sullo stress da lavoro, una panoramica sulle definizioni, le cause, gli effetti, la gestione del fenomeno, la normativa.

“Non è una malattia ma può diventare una patologia seria: lo stress da lavoro, che colpisce una persona su quattro, provoca ansia, irritabilità, disturbi fisici e psicosomatici e, ancor peggio, può arrivare a caratterizzare il comportamento di una persona, dall’aumento dell’impulsività alla voglia di isolarsi fino alla difficoltà ad instaurare rapporti interpersonali”.

L’approfondimento passa in rassegna alcuni dei fattori che sul lavoro possono causare carichi di stress e alterare l’approccio di una persona verso ambienti, mansioni, altre persone. Si parla di fattori intrinseci all’impiego come compiti e carichi, il ruolo nell’organizzazione e i conflitti, quindi la struttura e il livello di capacità decisionale, il rapporto con vertici e colleghi.

Da qui l’analisi del mobbing, emozionale inteso come verticale o bossing e orizzontale, il mobbing strategico. Mobbig: “condizione di violenza psicologica, intenzionale e sistematica, perpetrata in ambiente di lavoro per almeno sei mesi, con l’obiettivo di espellere il soggetto dal processo o dal mondo del lavoro”.

Ancora, viene analizzata una delle manifestazioni dello stress da lavoro, il born out, la sindrome “caratterizzata da esaurimento emotivo, irrequietezza, apatia, depersonalizzazione e senso di frustrazione”. Una sindrome che viene solitamente fatta rientrate tra i rischi dei lavoratori del sociale e di chi è a contatto diretto e continuo con pubblico, esigenze, emergenze, e che ora inizia a essere accostata anche ad altri ambiti lavorativi.

Tra le cause emergenti di rischio Cliclavoro arriva a segnalarne quindi una sovente associata a modalità lavorative che prevedono compiti che si accavallano, frenesia, controllo quotidiano e contemporaneo di più dispositivi elettronici. Il multitasking.

Infine la gestione dello stress sul lavoro, oltre all’esigenza di capire la causa primaria del malessere, ovvero se sia prettamente individuale oppure collettiva e il ruolo in ogni caso del datore di lavoro, vengono riportate tre strategie di coping: fisiologiche, comportamentali, cognitive.

La normativa: il Testo unico sicurezza sul lavoro e da qui, la valutazione del rischio stress, la gestione, la formazione di dirigenti e lavoratori.

 

Tratto da: Quotidiano Sicurezza (http://www.quotidianosicurezza.it/formazione/manuali/approfondimento-sullo-stress-lavoro-correlato.htm#prettyPhoto)

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12 Ott

Legionella, rischi e prevenzione sul lavoro, scheda Inail

Legionella. Pubblicata da Inail una scheda sui rischi derivanti dall’esposizione alla Legionella spp, un fact sheet che affronta in particolare l’esposizione occupazionale, la prevenzione negli ambienti di lavoro, la gestione del rischio secondo quanto previsto dalla normativa corrente.

Legionellosi

Legionellosi, ovvero il termine con il quale viene definita la forma morbosa, la patologia, deriva da Legionella pneumophila, ovvero dal batterio scoperto nel 1976 a Philadelphia, quando 34 ex combattenti dell’America Legion riuniti in una convention morirono per un’epidemia di polmonite.

Legionella pneumophila rientra nel sierogruppo 1 di una delle 50 specie che compongono la famiglia delle Legionelle. Si tratta del sierogruppo e della specie maggiormente rischiosa per l’uomo, con il 95% delle infezioni in Europa e 85% nel mondo.

Due sono le infezioni che causa: febbre di Pontiac generalmente di lieve entità e quindi la malattia dei legionari, infezione che ha percentuali di mortalità del 10-15%, 30-50% nei casi nosocomiali, che va curata tempestivamente con antibiotici mirati. Un’infezione che ha un’incubazione variabile tra i 2 e i 10 giorni e che “si manifesta con febbre alta, cefalea, tosse ed un quadro polmonare non distinguibile da altre forme di polmoniti batteriche o atipiche”.

Valutazione e rischi sul lavoro

La legionellosi è trasmessa per via aerea, tramite aerosol o particelle di polvere, attualmente non è stata mai evidenziata una trasmissione interumana. Le fonti sono in natura, laghi, stagni, terme, luoghi dai quali le legionelle arrivano negli ambienti attraverso condutture e impianti, dove il rischio viene potenziato da fattori come temperatura dell’acqua tra i 20° e i 50°, biofilm, ferro, rame, zinco, amebe, calcare. I diffusori sono torri evaporative, docce, vasche, fontane.

I luoghi di lavoro maggiormente a rischio sono quelli dove potrebbe essere più elevata la possibilità di aerosol infettanti. Le professioni quindi sono: “operatori sanitari, dentisti, addetti alla pulizia degli impianti di trattamento aria, manutenzione degli impianti di distribuzione dell’acqua ad uso sanitario e impianti di depurazione, minatori, giardinieri”.

Il Testo unico sicurezza sul lavoro classifica ogni batterio appartenente alla Legionella nel 2° gruppo dell’Allegato XLVI. Sono del 2015 le recenti Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi approvate dalla Conferenza Stato Regioni il 7 maggio. Sulla valutazione del rischio, la prevenzione a breve e lungo termine.

 

Tratto da: Quotidiano Sicurezza (http://www.quotidianosicurezza.it/formazione/manuali/legionella-sicurezza-sul-lavoro-scheda.htm#prettyPhoto)

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